Il Tempio di Shaolin


Secondo la tradizione, il tempio di Shaolin (Coordinate geografiche di Google Earth: 34°30'01"N - 112°54'56"E) che sorge nello Henan è la culla d'origine di tutte le Arti Marziali cinesi. Questo leggendario tempio, fu costruito per decreto dell'imperatore Hsiao-Wen ma la sua fama arrivò solo nel V° secolo (427) d.C. quando nel 520 d.C. un monaco indiano nativo di kanchipuram vicino a Madras, di nome “Bodhidharma in indiano, che deriva da bodhi che significa”verità” e dharma, ”insegnamento”; In giapponese: “Daruma” ed in cinese Pu-ti-ta-mo.” (Ernest Wood) o più semplicemente: Ta-Mo’, nato nel 470 e morto nel 543, giunse in Cina ed in particolare a Shao Lin, il cui sogno era di riportare agli antichi splendori il canone buddista che a quei tempi in Cina attraversava una fase di declino. A quest'ultimo si deve la nascita di tutte le Arti Marziali, sia pure inconsapevolmente, in quanto non inventò o fondò alcuno stile di combattimento ma delineò i pilastri sui quali queste ultime si svilupparono come "sotto-prodotto" di un sistema che aveva invece la finalità di far evolvere l'uomo nella sua totalità e condurlo appunto all'illuminazione. - Un po' come la bomba atomica fu il sotto prodotto della scoperta dell'incredibile energia che poteva essere sprigionata dall'atomo, ad opera di un popolo, quello americano in quel caso: troppo "giovane ed assetato di potere" per poter gestire un'energia ed un potere appunto così grandi. Per questo la via taoista del "ritornare alle origini ": alla sorgente ed al Tao originario, consiste appunto nel trasformare l'individuo, partendo dal suo muovimento caotico ed incontrollato, segno di una mente in stato confusionale tra pulsioni e desideri, ambizioni e bisogno di autoaffermazione sugli altri, per arrivare a farlo diventare "persona": attraverso la cosapevolezza del respiro ad esempio, fondendosi con il tutto ed a ritrovando la perduta armonia e serenità che deriva dal sentirsi "UNO" e non più divisi dal resto dell'umanità (prima giudicata ad ogni passo e vista come un nemico da sconfiggere o sottomettere). Ma torniamo a Lui quel povero monaco che dovette digiunare nove anni in una grotta per arrivare lui stesso alle realizzazioni che voleva che raggiungessero un giorno i suoi allievi: gli allora "deboli" monaci di Shaolin appunto. Mille anni dopo, uno di questi monaci (Chueh Yuan) dirà: "Senza 'Chi' non c'è forza. Un pugile ciarlatano tira pugni con furia (quanti ne abbiamo visti andare giù entro la terza ripresa dopo aver svuotato tutte le loro riserve energetiche .. ) ma non c'è vera forza nei suoi colpi. Un vero pugile non è altrettanto spettacolare, ma il suo tocco ha il peso di una montagna". La Volontà (il mio maestro la chiama "Intenzione") è come un muscolo, ma più difficile da usare: è il mezzo con cui s'incanalano e focalizzano le proprie energie (il "Chi - Qi - Ji - Ki" per l'appunto) ma attenzione a considerare la Volontà attribuendole un valore "alla Occidentale", come ben ci fa osservare Peter Payne nel suo libro "Arti Marziali, la dimensione spirituale": ".. concepire la volontà come 'Volere è Potere' inteso come una sorta di sforzo a denti stretti è tipico della cultura occidentale". - Qui sarebbe da parlare del Wu-Wei e del principio cardine di tutte le arti marziali di origine taoista: quello della "non-azione", ma andremmo troppo lontano. - Le Arti Marziali invece, si basano su una volontà intesa come intenzione, come scelta ed allo stesso tempo come capacità di dirigere la propria energia al raggiungimento di un fine che non potrà mai essere quello della sopraffazione dell'altro utilizzando la stessa violenza "bruta" e cieca, con la quale questi ci ha aggredito: ma la bellezza e la potenza di un semplice gesto che attinge le sue radici nella consapevolezza della Verità e la sua Visione negli elementi stessi della Natura, rendendolo ampio quanto la distanza che separa il cielo dalla terra ...
Nei Classici del Tai Chi questo concetto viene riassunto in una semplice affermazione: "l'intenzione dirige il 'Chi', il Chi dirige il corpo": principio comune a tutte le arti marziali fatte ad un livello molto alto di consapevolezza e non quelle che siamo abituati a vedere nelle normali palestre di fitness ...
L’importanza di Bodhidarma sta nel fatto che esso era il ventottesimo patriarca del buddhismo discendente e depositario diretto del processo essenziale con cui il Budda raggiunse l’illuminazione, nonchè fondatore e primo patriarca del buddismo C’an cinese che diverrà lo  Zen nella tradizione giapponese. Ray Grigg nella sua prefazione esordisce: “Lo Zen è Taoismo mascherato da Buddismo.(... ). Gli scritti formativi del primo Taoismo sono sostanzialmente insegnamenti Zen”. Ma non solo: a Shao Lin (incontrato per caso da Yang XuanJi un cinese di Loyang, nell’Honan moderno tra 516 e il 528) fuse la pratica taoista del medico Hua Duo (vissuto al tempo dei 3 regni 220-265 d.C.) con quella della meditazione del buddismo C’an dando origine a tutte le Arti Marziali note in cina con il termine: “WUSHU”. Riguardo al suo insegnamento: tutte le testimonianze della biblioteca di Shao Lin andarono bruciate nel 1928 ma tramandate oralmente dai pochi maestri ancora viventi. Xong YiXiang è uno di questi che ha provato a rivelarci il significato degli insegnamenti di Ta Mò.”Ci ha detto che è stato lui ad introdurre in Cina la nozione di WU-DE o virtù marziale, cioè qualcosa che comprende le qualità della DISCIPLINA, del LIMITE, dell’ UMILTA’ e del RISPETTO PER LA VITA UMANA. Con le sue parole: “Prima dell’ arrivo del Da-Mò, i cinesi che praticavano arti marziali, s’allenavano soprattutto a combattere e si comportavano da prepotenti con i più deboli. Il Da-Mò ha portato il Wu-Dè, cioè l’insegnamento che il vero significato delle Arti Marziali è la cura dello sviluppo spirituale e della salute fisica e non il combattimento !!! (H.Reid M.Croucher)”. Nel documentario su Shao Lin di Marina Blasi del 9/4/’95, il priore del monastero nell’intervista le dice: “Ta-Mò non insegnava con le parole ma lasciava (secondo quella che poi è divenuta la prassi nello Zen) che l’insegnamento passasse da cuore a cuore. Una volta sola usò le parole e disse:”I cuori puri possono conoscere la VERITA’;TUTTO E’VUOTO, Se il cuore è quieto e duro come la roccia, se il cuore non ha desideri ed all’esterno si ferma il destino, allora si può dire di aver completato la conoscénza”. 
Una volta raggiunta l'Illuminazione, Bodhidarma, cominciò ad insegnare gli stessi esercizi di meditazione e respirazione da lui praticati, ai monaci che erano rimasti nel tempio, debilitati sia nel fisico che nel morale. In breve tempo questi ultimi, acquisirono la capacità di difendersi dalle aggressioni di ladri e briganti e di resistere ai lunghi viaggi ed intemperie a cui erano soggetti. Ta Mò (Bodhidarma) elaborò un particolare sistema di esercizi psicofisici e respiratori denominato le "18 mani di Lo-han". La forma esatta di questi esercizi è un mistero che si è trasformato nei 1500 anni di storia seguente rendendone difficile se non impossibile l'identificazione precisa.





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Il Tempio di Shaolin ed i suoi leggendari monaci


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Responsabilità e Azione sono legati in maniera indissolubile.
Sono amanti follemente abbracciati in una meravigliosa danza di poesia e creazione.

Maestro Giulio Achilli
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