Wang Xiang Zhai: Sul rapporto allievo-maestro


"Per me tutti gli uomini sono una sola famiglia, insegnerò a chiunque me lo chieda, senza ritenermi un maestro e senza considerare discepoli quelli che imparano da me."
"Tutti gli ambiti del sapere profondo sono semplici nella forma, ma complicati nel significato, e quelli complicati nella forma di rado hanno un'essenza significativa."
"I princìpi fondamentali della boxe sono comuni come i princìpi della vita, ma nello stesso tempo sono profondi e intricati come le leggi più complesse dell'universo."
"Se siete sulla pista sbagliata non capirete mai la quintessenza della boxe, ma anche sulla pista giusta non potete esaurire il mare della conoscenza nemmeno sforzandovi per tutta la vita. Perché essere così egoisti da mantenere segrete le proprie realizzazioni?"
"La conoscenza è il bene comune all'umanità di tutti i tempi e trascende i confini nazionali o regionali. Per quanto riguarda la condivisione di questo bene comune non occorre dire che non dovrebbero esserci discriminazioni tra gli abitanti di una nazione, e anche verso gli abitanti di altri paesi dovremmo nutrire sentimenti di fraternità e di apertura."
"Spero che così il concetto di fazioni e scuole un giorno sarà eliminato ed i princìpi fondamentali della boxe saranno portati avanti."
"Insegando la boxe ho sempre avuto l'abitudine di ... rispondere a tutte le domande e di dire tutto quello che so su un argomento a chi me lo chiede. La mia unica preoccupazione se i miei allievi hanno imparato qualcosa da me o se ho qualcosa da offrire."
"... quando vedo che riescono ad applicare quello che hanno imparato sono felice. Dentro di me considero sempre la felicità degli altri come la mia e non mi sono mai ritenuto un maestro, infatti credo che nei contatti reciproci ciò che conta non è come gli altri si rivolgono a noi, ma lo spirito e l'affinità tra istruttore ed allievi. Se avete trasmesso vera abilità e conoscenza, non possono dimenticare questo favore, anche se non vi atteggiate a maestro."
"Gli allievi, d'altra parte, devono imparare attentamente dall'insegnante, percepire intuitivamente le sue istruzioni e poi vedere se ha integrato le capacità allo spirito in modo appropriato ed intelligente."


(da: Wang XuanJie, Dachengquan, Milano - Luni Editrice 2003, pp. 34-43)

Per gli Allievi - Istruttori - Maestri

Nello sviluppare un'anti-carriera, siete responsabili di sviluppare un progetto, un prodotto o un servizio che rifletta la vostra natura interiore, che suoni degno di essere eseguito. Non siete responsabili di come si manifesterà sul mercato. Se restiamo aggrappati a un' idea fissa su come dovrebbe svilupparsi il nostro lavoro nel mondo, stiamo gravemente limitando le nostre possibilità. Lo sviluppo della disciplina include dunque la pazienza e la disponibilità a migliorare gradualmente.

Atena, ad esempio, da ad Ulisse intelligenza ed astuzia per superare poteri che sembravano superiori a lui (Polifemo..) rappresenta una disciplina che usa qualcosa di più della forza bruta e si preoccupa di qualcosa di più della gloria e potere personali.
Attraverso gli esempi che incontriamo sul nostro cammino, se siamo curiosi ed intelligenti, svilupperemo la capacità di leggere le situazioni nella loro essenza e non relativamente a come appaiono ad una visione istintiva e superficiale. Nulla è mai nella sostanza, per come ci appare, anche se qualcosa in noi ci avverte del pericolo di aprire prematuramente a realtà di cui ignoriamo totalmente le fondamenta e la trama, per poi finire inequivocabilmente nella rete dell'abile ragno di turno che abuserà delle nostre energie dandoci in cambio l'illusione di recitare la parte della figura paterna/materna che cercavamo di sopperire con un surrogato che tuttavia sapevamo già in partenza non essere quello che ci mancava, ci manca e ci mancherà finché esaleremo l'ultimo respiro su questa terra. Con la ripetuta sofferenza, unita a curiosità ed intelligenza, svilupperemo dunque tattiche e strategie adeguate per tenere a bada le nostre carenze evitando di proiettare su abili ragni le figure che ci mancano sapendo invece prendere da ciascuno degli invisibili del pianeta: abbracci, sostegno, perle di saggezza ed amore autentico e rispetto e coltivazione del proprio dono, carisma, vocazione, abilità, arte.. luce che emaniamo facendola.
Il vero maestro è colui che non sta su di un piedistallo ma ti riconosce, si riconosce in te, in com'era; ha compassione di te e consegue la pienezza del suo dono svuotandosi: passando a te il suo testimone. Ci dev'essere una risonanza interiore tra maestro e studente; hanno bisogno di riconoscersi l'un l'altro. Il maestro ha bisogno dell'allievo, quanto questi del maestro. Entrambi crescono attraverso il loro rispettivo ruolo. Voi non dovreste essere privi di valore davanti al vostro maestro e se non ve lo riconosce, io mArco, vi autorizzo ad andarvene come ho fatto, quando pubblicamente mi è stato detto di essere simpatico ma in sostanza “un campagnolo” (bifolco) senza in sostanza sapere nulla di me: di mio nonno magistrato, di mio padre cardiologo, mia madre antropologa e del fatto che fossi nato e vissuto per un quarto di secolo a Roma, maturità classica ed un decennio passato tra le migliori università e corsi universitari anche da esterno non riuscendo mai a limitare i miei interessi come i miei doni che mi hanno costretto ad abbandonare dopo un decennio il mio posto fisso in fabbrica anche ben remunerato. Sempre assetato di conoscenza seguivo corsi che mi affascinavano con luminari oggi scomparsi che mi hanno ospitato a casa per dissertare sui massimi sistemi. Ma non è di me che stavamo parlando ma del fatto che ciascuno deve un profondo rispetto e protezione ai propri talenti malgrado tutto e tutti anche a discapito delle persone che credevamo di riferimento ma che ci erano inferiori in quanto uomini/donne prima del ruolo/funzione che avevano/hanno nei nostri confronti. Un maestro non ha bisogno di essere presente fisicamente, o anche soltanto incarnato nella forma fisica, ma generalmente la presenza del maestro sarà molto coinvolgente nelle fasi iniziali di un processo di sviluppo. L'allievo imparerà modellandosi empaticamente ed inconsciamente imitando dapprima imitando i gesti esteriormente poi evocandoli attraverso i propri neuroni specchio quindi arriverà alla sorgente stessa del proprio movimento recidendo inevitabilmente quel cordone che dapprima gli aveva dato la vita e che ora rischia invece di soffocarlo. Ad un certo punto dunque, la fase della “luna di miele” termina ed il maestro, come il padre per l'adolescente, diventa una sfida per lo studente. Molti studenti preferiscono non riconoscere questa fase, cercando di ricreare il genitore perfetto che non hanno mai avuto, come ha fatto la mia prima sorella che ora non c'è più e che ha seguito dopo meno di due anni e mezzo il suo maestro restando ora si unita a lui per l'eternità. Se il maestro permette che si sviluppi questa meravigliosa relazione di dipendenza, il potere personale dello studente avrà ben poche possibilità di crescere. Lo studente rimarrà attaccato al suo maestro come un parassita che succhia il nutrimento da un grande albero, anche se in questo caso il parassita, a mio avviso è il maestro che ha la responsabilità psicologica dell'evoluzione psicofisica del suo allievo che deve al più presto essere in grado di reggersi sulle proprie gambe e, come un padre che si rispetti, dare “un calcio in culo” al proprio figlio perché entri finalmente nel mondo e diventi una persona adulta, onesta e responsabile invece di renderlo dipendente e succube continuando ad usarlo per farsi mantenere nei vizi di una vita ricca ed agiata mentre quello schiatta di lavoro non avendo la possibilità comunque di emergere all'ombra della sua imponente figura ed essendo costretto a fare altro per vivere e mantenere il sogno del proprio maestro che è e resterà comunque sempre il suo e non quello del proprio allievo.

L'interazione con il maestro può anche rivelare il lato ombra della dinamica genitore-figlio.

Dal passato potrebbe emergere molta energia non elaborata e lo studente arriverà a pensare che il maestro, che aveva messo su di un piedistallo, ha in realtà dei difetti (come tutti del resto) e quelli in virtù di queste dinamiche irrisolte di si è fatto carico recitandone la parte finché gli ha fatto comodo o ne era capace, vengono ingigantiti all'infinito. Il maestro può quindi divenire un demone agli occhi dell'allievo che viene incolpato di tutto incluso il tradimento. Tuttavia questo stesso sentimento può parimenti essere presente nel maestro, come ho avuto modo di sperimentare, che tacciava a sua volta di tradimento allievi che una volta fuoriusciti dalla sua scuola non pagandogli più il pizzo, venivano estromessi dalla “famiglia” marziale che li aveva generati; a riprova che al di fuori della propria, marziale o psicologica che sia, non esiste altra famiglia che quella di origine. Questo tacciare gli allievi di tradimento è frutto di immaturità ed opportunismo da parte di coloro che “tradendo”, loro si per l'appunto, gli ideali taoisti che professavano, continuavano a “capitalizzare i guadagni e nazionalizzare le perdite” ed ironia della sorte magari lavoravano anche al fisco. Da entrambe le parti ovviamente, finché qualche fattore interno od esterno porterà alla rottura del vaso di cristallo nel quale era imprigionata la propria anima, tali comportamenti saranno reiterati ad oltranza in un circolo vizioso senza ne capo ne coda.

Se le lotte interpersonali verranno invece integrate con successo, anche attraverso una separazione ed una pratica assidua di quanto appreso fino a ricongiungersi alla propria sorgente gorgogliante di acqua pura e non più, filtrata, epurata, distorta, mutilata da intermediari, allora e solo allora si potrà accedere alla seconda fase della relazione con il maestro ( quello sincero, che ci ha passato, anche inconsapevolmente: il Dharma, il Budo, il Tao, la Via..). In questa fase l'istruttore lotta con gli insegnamenti o con i metodi dell'insegnante. Questa lotta, che può prendere forme manifeste o più occulte, spinge l'istruttore a scoprire le proprie motivazioni, debolezze ed aspettative inconsce che nessun essere umano potrà mai appagare in lui dandogli una spinta a volte disperata che lo guiderà verso la vetta coperta di nubi occulta ai più (maestri compresi). L'istruttore, nel suo inesorabile cammino di ricerca di senso che ora coincide con la Via intrapresa, viene costretto dagli eventi (sincronici) a rivalutare costantemente la sua relazione con la disciplina e gli insegnamenti ricevuti fino ad allora. Questa continua lotta contro la forza di gravità che: in un solo giorno di pausa ti fa perdere l'energia accumulata di 10 e due di 100 fino a ricondurti al fondo secco del tuo pozzo energetico, farà comunque parte della dinamica interiore di scoperta, come quella del fanciullo che testa i suoi limiti, crescendo la nostra sfera interiore si ridurrà progressivamente ed il nostro tuttavia esserne questa volta consapevoli sarà l'unico deterrente che possiederemo contro i discorsi mossi dal senso di colpa che ci hanno accompagnati per una vita. Questa lotta produce un continuo Zn-Li forza-resistenza, fornendoci introspezioni, visioni e comprensioni intuitive della cosa in sé che non si possono trovare in nessun libro, rivista o discorso per quanto illuminato possa essere, perché ci sprofondano nel cuore stesso del lavoro mettendoci alla prova su ogni livello e piano multidimensionale dell'essere.

Quando le prove che la vita ci ha messo davanti brutalmente sono state riconosciute ed affrontate restando fedeli nei principi a se stessi ed alla Via, avremo assimilato finalmente il dono/gioiello racchiuso in quello scrigno, sconfiggendone temporaneamente il demone che con la sua ombra nera ce ne celava l'accesso. Ora abbiamo finalmente Visto anche se fugacemente la verità; questa ci ha trasformati raffinando il nostro petrolio grezzo segregato nelle viscere/inconscio che c'impediva di muoverci, in benzina, motore ed energia vitale della nostra azione nel mondo finalmente libera dalle tre tentazioni bibliche nostre e da quelle degli altri. Ora sarete diventati dei maestri e potrete dunque andare per il mondo a praticare offrendo il contributo della vostra unicità utilizzando la vostra lama affilata del discernimento nel progetto, prodotto o servizio dell'anti-carriera da voi prescelta.
Lo scopo della relazione con il maestro non è dunque raccogliere informazioni o potere, ma piuttosto la trasmissione di quella fiammella che lui ha saputo tenere accesa durante tutta la sua vita e che ora gli permette di accendere quella nostra ancora spenta ma in disperata ricerca di luce/senso/Via. Sia che si tratti di un solo maestro o di una serie di maestri, man mano che progredite sulla Via del vostro progetto, prodotto o servizio tutti i maestri risponderanno loro malgrado a quello che avete dentro. Il maestro ha il solo compito di insegnare, ma non è di per sé l'insegnamento ed un buon maestro questo lo sa , come anche la realtà che ciascun conseguimento nella Via gratuitamente ci vien dato e gratuitamente dev'essere lasciato fluire a chi assetato arriva ponendo la domanda giusta offrendo se stesso in dono alla Via. Attraverso, quindi, il crogiolo della relazione e della pratica quello che un tempo cresceva come allievo ora crescerà come maestro, onorando, nutrendo e rispettando la Via, il Tao, il Chi, l'Energia del Campo del Punto Zero, in ultima analisi Dio. L'Intenzione guida l'Energia e questa muove l'universo e le “diecimila creature” (Yi-Qi-Li).

Se entriamo nel santuario del nostro sacerdozio interiore, le esperienze necessarie al nostro sviluppo si presenteranno da sole ed al momento giusto, sincronicamente.
Dobbiamo solo essere abbastanza vigili e consapevoli per riconoscerle “cavalcando il drago alato” (il surfista sulla sua tavola da surf mosso dallo tzunami dell'evoluzione umana su questa terra). Sinergia ed unione d'intenti saranno sprigionati da quel fuoco interiore di ricerca di senso e verità attirando i maestri ed insegnamenti giusti, adatti al nostro grado di evoluzione raggiunto: con l'intima Natura dell'entanglement quantistico non si può barare.

mArco

"Chi cerca il Tao, ogni giorno toglie qualcosa.
Togli sempre di più, finché non arrivi alla non azione. (Wu Wei)
Quando pratichi la non azione, non c'é nulla che non venga fatto.
(che non giunga a compimento attraverso di te..)
Conquisterai il mondo se lascerai che ogni cosa segua il suo corso.
Se nutrirai delle ambizioni, non potrai conquistarlo."

"Far nascere, nutrire la vita,
modellare gli esseri senza possederli,
servirli senza aspettarsi ricompense,
guidarli senza dominarli"

"Non importa quanto tu sia intelligente se non onori i tuoi maestri e non ti assumi le tue responsabilità."


Tao Te Ching Cap. 48 - 51 - 27 "il kung fu è ciò che si "usa" - non ciò che si sa intellettualmente" - diceva il mio maestro Y.L.S .

Namasté
Considerando tutti gli esseri senzienti superiori persino alla gemma che esaudisce i desideri
di realizzare il fine supremo, possa io costantemente prenderli a cuore.

Quando mi trovo in compagnia di altre persone mi riterrò sempre inferiore a tutti
e dal profondo del cuore li avrò cari e supremi.

Vigile, ogni volta che sorge un difetto mentale che metta in pericolo me stesso e gli altri
lo affronterò e lo eliminerò senza indugio.

Vedendo esseri di natura malvagia sopraffatti da azioni negative e gravi sofferenze
terrò care tali rare creature come se avessi trovato un prezioso tesoro.

Quando altri, per invidia, mi tratteranno ingiustamente, mi insulteranno o faranno cose simili
accetterò la sconfitta, ed offrirò la vittoria ad altri.

Quando qualcuno che ho beneficato ed in cui ho riposto grandi speranze
mi infligge un grave danno, lo considererò il mio santo maestro spirituale.

In breve, direttamente e indirettamente, io offro ogni beneficio e felicità a tutti gli esseri senzienti, mie madri;
possa io in segreto farmi carico di tutte le loro sofferenze e azioni negative.

Possano essi non essere mai contaminati dai concetti causati dalle otto preoccupazioni mondane,
e consapevoli che tutte le cose sono illusorie
possano tutti loro, privi di attaccamento, essere liberati dalla schiavitù.

Le otto strofe della trasformazione del pensiero di Ghesce Langri Thangpa
traduzione a cura di Lama Thubten Zopa Rimpoche (Cambiare la mente, Pomaia, Chiara Luce, 1996)
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