Aikido e Taichi

Il primo dei 4 principi di attivazione del Ki (Chi, Qi, Ji) divulgati da Weshiba-Tohei-Yoshigasaki che nella Ki-No-Kenkyukai chiamano di unificazione "mente corpo" si chiama:

1. mantenere il punto, a cui seguono
2. rilassarsi completamente
3. mantenere il peso sotto e
4. inviare il Ki (che praticano rendendo "il braccio impiegabile" poiché l'intenzione (Yi) quella che muove il Chi che a sua volta proietta la forza é diretta fuori dal braccio visualizzando d'innaffiare uno splendido giardino restando, appunto: centrati, rilassati, con la percezione del peso nella parte inferiore del braccio che lo sta inviando/proiettando fuori. 

Nel Tai Chi ovviamente usiamo tutto questo restando perennemente connessi al cielo e alla terra con la schiena e bacino perpendicolari, internamente vuoti in una sfera esternamente piena che si espande e contrae al ritmo del respiro danzando.. le "10.000 creature".
-Questi quattro princìpi della forza in Cina prendono il nome di:
1. Nien: forza adesiva (..con postura perpendicolare aderire all'intenzione dell'avversario facendo sprofondare la forza verso il basso .. “mantenendo il peso sotto”)
2. forza internamente connessa, agganciata (“mantenendo il punto” pur nella dualità dei “poli imperiali” in perenne movimento/ divenire)
3. forza continua, mantenuta ad oltranza (“rilassarsi completamente” pur rimanendo pieni: eliminando quel vuoto iniziale al primo contatto – Ta So – tra.. tori e uke)
4. Tsou: forza che segue, conseguente – condurre evadendo (rispettando l'intenzione del partner e “prendendola a prestito” prima d'inviare il Ki – Fa Li/ Fah Jin – quando “le due forze sono chiuse”).
Ovviamente la questione è molto più complessa di ciò che appare, bisogna essere: leggeri come una piuma mantenendosi tesi come un filo di seta che si fila dal suo bozzolo una volta cotto, il Tan Tien/Dantian interno che ruota, (come un motore acceso prima che lasci la frizione con “qualsiasi” marcia ingranata) e muoversi insieme come l'acqua fa con ciascun corpo che incontra sul suo percorso (il “praticare in fiducia” sempre volendo continuare la similitudine con il Ki Aikido della Ki-No-Kenkyukai (per com'è stata interpretata la “sfera dinamica del Taiji” da Weshiba quando è andato a studiare dai maestri cinesi, palesemente i principi del Taiji e del Kung Fu Wushu interno, prima di tornare in patria e codificare l'AiKiDo).
-Il Tai Chi Chuan favorisce la pratica dell'agilità nel movimento cosicché l'avversario non sarà in grado di trovare un punto di applicazione alla sua forza - anche se maggiore della nostra..
Come ben ci spiega a pag 128 Jou Tsung Hwa nel suo trattato sui classici del Tai Chi Chuan di Wang Tsung Yueh nel suo libro “Il Tao del Tai. Chi Chuan” Ed. Ubaldini 1980.

Buon Natale 2018
mArco


Itsuo Tsuda ed i principi dell'AiKiDo di Weshiba

La sua via schematizzando si può riassumere in: visualizzare, respirare con l'addome, postura coerente, decontrazione muscolare, (azione intransitiva che io traduco con) non azione, concentrazione, principio di non resistenza ( che Yoshigasaki chiama: ripetto dell'intenzione del partner - non dell'avversario!) e principio, appunto, del non-avversario .. che traduco con unire il suo ki (chi) al mio e muoversi liberamente come non ci fossimo più entrambi: semplicemente "danzando" per ripristinare insieme la somma armonia dell'universo.

[adattato da pag.315]

"Portare avanti un progetto un anno dopo l'altro, con la pioggia e il bel tempo, senza essere turbato da idee sterili, sconvolto dall'emotività, fuorviato dalla cupidigia. Andare avanti con passo sicuro e silenzioso per donare il massimo della vita che si è ricevuta, ecco che cosa fa l'uomo indipendente e libero".
C'è chi dice che per essere indipendenti e liberi occorre avere notevoli mezzi.
Ma oggi siamo caduti in un'altra sorta di schiavitù, proprio quella dei mezzi che ci vengono offerti dalla vita moderna. Per me non si tratta dei mezzi, delle ricchezze, delle situazioni, degli ambienti: si tratta unicamente dell'atteggiamento fondamentale dell'essere.
Ma l'essere umano è troppo complesso per essere ridotto a semplici concetti."

[Itsuo Tsuda "La scuola della respirazione" Sugarco Edizioni 1973 pagg.278-279]

"Il Ki può essere di tutti i tipi: calmo, agitato, irritato, gaio, triste, aggressivo, gentile, dolce, malinconico, aperto, chiuso, affabile, ostile. Può essere diretto, concentrato, localizzato, polarizzato, disperso, ben suddiviso o bloccato. Non si tratta dunque di un potere occulto che avrebbero solo alcuni individui dotati. La constatazione del Ki poggia su fatti molto banali."

“Non voglio avere fretta. La vita è una e la fretta la fa bruciare velocemente
e quando hai qualcuno a cui vuoi bene lo sacrifichi sempre in virtù della fretta personale di
realizzarti ed essendo consapevole di questo non voglio fare l'errore di non darmi ascolto
e di sacrificare il tempo che trascorro con i miei o con le persone a cui tengo.
L'ansia divora troppi spazi delle nostre esistenze.
Dovremmo prendere esempio dalle stelle. Stare fermi e brillare nella storia.
Forse è solo poesia o un pensiero stupidamente bello, sicuramente è quello
che bisogna fare ogni tanto. Quando ci si ferma
ci si rende conto che il tempo è tiranno solo se lo si lascia fare.
Sto arrivando pian piano alla conclusione che la nostra esistenza è un punto
che viene tenuto nello spazio da infinite forze che tirano ognuna dalla propria parte.
Allora io sto fermo e non mi oppongo e ad un tratto tutte smettono di tirare.”

Giovanni Luca Sciové
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