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NEWS> Giulio Regeni la scia di sangue dei martiri italiani torturati ed uccisi, abbandonati al loro destino dalla giustizia italiana continua..
Giulio Regeni vogliamo la verità Vittorio Arrigoni Vive! - Restiamo Umani
Giulio Regeni martire

" +20 02911767 è un numero di El-Agamy, a due passi da dove è nato Ungaretti, me lo ho dato Noura qualora ce ne fosse bisogno; lo mando giù a memoria, mai memorizzare, mai salvare, qui la prima cosa che fanno quando ti fermano è controllare nello smartphone se hai numeri locali. Domani devo ritornare fra gli ambulanti di Heliopolis, è lì che il tutor mi ha detto di orientare i miei passi per capire meglio dove la brace della primavera araba continua a covare, là dove l’Islam più politico e il desiderio di diritti può saldarsi positivamente lontano da integralismi religiosi. “Regeni mi raccomando controllo delle fonti, ricerca e controllo accurato delle fonti!! Ho seguito altri italiani rimanendone deluso! Non vorrà fermarsi proprio ora alle soglie del titolo Phd?!” mi ripeteva sempre la direttrice del dottorato a Cambridge fino a quando non le ho invaso la stanza con un bancale di carte, libri, dispense e qualche decina di giga di materiale su supporto informatico!! Ancora è lì legge!! Alle aule e alle biblioteche, che sono cattedrali laiche del sapere, e anche alla buona birra dei pubs, ho preferito il turbine irrequieto della sabbia del deserto che tutto sconvolge, copre e cancella, ma che se gira dalla parte giusta è vento di rivolta e cambiamento e come sosteneva Pasolini: o la rivoluzione verrà da Sud o non verrà! Devo studiare, parlare e migliorare il mio arabo. E’ fondamentale per capire questo popolo, per leggere i giornali che legge la gente, per sapere di chi fidarmi. Ilham, che ora è in America, mi ha detto che per la pronuncia è bene ascoltare come i mueijzin chiamano alla preghiera il venerdì. In questo angolo di Mediterraneo si gioca una partita strategica che và ben oltre i confini squadrati di questo paese; i pochi lustri di inizio secolo hanno cancellato tutto il novecento della storia egiziana, se parli con i giovani sanno poco o nulla di Sadat, dei trattati di Camp David o della via egiziana al socialismo. Sto raccogliendo molto materiale, tante storie quotidiane di un’umanità sconosciuta nel nord ricco del mondo e scrivo, scrivo, magari appena finita la tesi dopo pasqua metto mano a qualcosa per una saggio. “Scrivete! Scrivete! Scrivete! Buttate giù, all’improvviso, senza pensarci su, per rileggere e correggere il tempo si trova, ora scrivete! Scrivere è vomitare, scrivere è liberarsi e liberare!” – ripeteva la mia professoressa al liceo e solo ora capisco quanto quella lezione sia vitale per potere trovare uno sfogo anche al mio desiderio di giustizia e libertà. Si è fatto tardi c’è il compleanno di Khaled, maglione di papà utile per l’umido della sera, regalo pronto, una piccola antenna per pescare meglio le reti wi-fi e leggere del mondo anche da qui, lo zainetto con taccuino e libri e via! Accidenti non ho più tempo per fare la barba lo avevo promesso a mamma, sarà per domani! Suonano?!? A quest’ora….chi può essere!!?"

di Fabio Cuzzola






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